“Sandi Renko Colori e onde” di Willy Montini

“Sandi Renko. Antologica 1966-2015”, Padiglione delle Arti, Marcon-Venezia

Novembre 2015


Ogni colore si espande e si adagia negli altri colori

per essere più solo se lo guardi.

Giuseppe Ungaretti (L’allegria, 1914-1919)

In questi giorni ho sul comodino “Rigando dritto, la raccolta degli scritti di Piero Dorazio. Leggo e rileggo pagine intense di animata vis polemica, ricordi di grandi amicizie, brillanti considerazioni sull’arte in generale e la pittura in particolare. E, ad un certo punto, in un brano titolato “Amici colori”, queste parole: (…) questo è il proposito: liberarci dalla paura del non-colore, dell’oscurità, del buio e trasportarci in un mondo di colori amici.

Ho pensato a Sandi Renko, ai suoi cartoni ondulati dove i colori si rincorrono, si mescolano, trascolorano. Ed ho ripensato a quando Sandi mi disse che i colori, e non il buio, lo intimorivano; di quanto avesse impiegato, anni addirittura, a decidersi ad usare i colori oltre al bianco ed al nero.

Da quel primo “Cerchio-quadrato” del 1969, il primo lavoro su cartone ondulato, ovviamente in bianco e nero, quante onde ha dipinto Sandi Renko, e con quanti colori. E quel suo cartone non è mai solamente un supporto, è davvero e propriamente lo spazio fisico dove il colore vive. Ogni colore. Anche il bianco. Perché ogni onda, ogni avvallamento del cartone, regala all’occhio spazi nuovi e non conosciuti. Fra i concavi ed i convessi, fra gli spazi ondulati si creano nuove luci e quindi, ovviamente, ombre.

Di nuovo affiora un ricordo di una pagina scritta da Piero Dorazio, superbo pittore di linee e colori: Da quando ho dovuto aprire gli occhi ho continuato a tenerli sempre aperti. Ho imparato a vedere da bambino. Da allora ciò che mi ha sempre affascinato e che mi affascina tuttora, più di tutte le meraviglie del mondo, sono quegli effetti di reciproca soggezione che convivono fra la luce e l’ombra.

Nelle rassicuranti geometrie del cartone ed in quelle dell’amato cubo, Sandi Renko trova il luogo ideale per quella sua ricerca artistica, incessante ed ostinata, che egli stesso definisce la grammatica basilare del suo fare: progettare, con metodo ed applicazione, per realizzare oggetti ed arredi di raffinato design. E per dipingere. Dipingere colori e onde.

Conosco Sandi Renko solamente da pochi anni, abbiamo trascorso assieme soltanto qualche giornata. Ma so, lui triestino ed io genovese, che condividiamo l’amore grande per il mare. Colori e onde.

Non so se Sandi, non glielo ho mai chiesto, condivida il detto di Boileau “Ciò che è concepito chiaramente va espresso con altrettanta chiarezza”. Ma ricordo, e lo ricordo bene, che un giorno Sandi mi ha detto che pensa che le opere d’arte, le sue e tutte le altre, anche quelle straordinarie raccolte nei musei, debbano essere guardate con estrema tranquillità, liberi e scevri da troppi pensieri. Ho sentito, allora, immediata sintonia emotiva con lui: Sandi ha dato voce ad un mio pensiero troppe volte pensato e mai espresso.

“Rilassati e guarda”.

In questa mostra di dipinti e sculture, antologia di oltre quarant’anni di lavoro appassionato e ricerca silenziosa e paziente, in questa esposizione del lavoro di Sandi Renko, trovo, finalmente, la gioia di poter guardare opere d’arte belle e mutevoli, originali e stimolanti, e, soprattutto, poterle guardare rilassato.

Grazie, Sandi.